Quella miniera nascosta in cantina tra vecchi pc, cellulari e tv rotte...

L'INTERVISTA A MAURIZIO BERNARDI DEL CONSORZIO ECODOM

Il tasso di ritorno dei Raee, cioè il rapporto tra quantità di rifiuti prodotti e quelli raccolti è stato nel 2017 pari al 36%, molto lontano dagli obiettivi fissati dalla Comunità Europea. Ne parliamo con Maurizio Bernardi, presidente di Ecodom, il più grande Consorzio Italiano per il Recupero e Riciclaggio Elettrodomestici, che si occupa anche della gestione dei rifiuti da pile e accumulatori.

Come mai è così basso il tasso di ritorno, Bernardi?

In particolare, in Italia è bassissimo il tasso di ritorno del Raggruppamento R4 (elettronica di consumo, IT e piccoli elettrodomestici), pari a solo il 20%. Questo scarso risultato è dovuto principalmente al fatto che i consumatori italiani non sanno che questi piccoli oggetti devono essere oggetto di una raccolta differenziata (spesso li buttiamo nel sacco della spazzatura indifferenziata, oppure insieme alla plastica) e che non sanno quali possibilità ci sono per fare la raccolta differenziata dei piccoli Raee: una ricerca fatta da Friendz per Ecodom nel 2018 ha rivelato che solo il 27% degli Italiani sa che esiste il ritiro “uno contro zero” di questi rifiuti da parte dei negozianti.

Inoltre abbiamo altre due possibilità di dismettere in modo corretto i nostri Raee (non solo quelli più piccoli, ma anche frigoriferi, lavatrici, televisori ecc.): il ritiro “uno contro uno” da parte dei negozianti, cioè la possibilità di lasciare gratuitamente il Raee da buttare al venditore quando acquistiamo un’apparecchiatura equivalente; e la possibilità di lasciare il Raee nei centri di raccolta o isole ecologiche predisposti dal nostro Comune.

 

È possibile invertire la tendenza? E come?

Bisogna per prima cosa aumentare le campagne di informazione dei cittadini, per far crescere sia la consapevolezza dell’importanza di una raccolta differenziata dei Raee, sia la conoscenza delle modalità operative con cui si può fare questa raccolta differenziata. Nelle scorse settimane il Centro di Coordinamento Raee (l’organismo che coordina tutta l’attività dei Consorzi che si occupano di Raee in Italia) ha effettuato una campagna radiofonica su questi temi. In secondo luogo, bisogna “avvicinare” la raccolta al cittadino, cioè fare in modo che i comportamenti virtuosi possano essere messi in atto in modo semplice. Significativa è a questo proposito l’esperienza fatta con Coop Lombardia negli scorsi mesi: la raccolta dei Raee fuori da un supermercato cittadino funziona perché il consumatore va al supermercato più volte alla settimana: la prima volta vede il contenitore, la seconda e la terza magari si dimentica di prendere i Raee prima di uscire di casa, ma prima o poi si ricorda. È anche necessario aumentare la capillarità dei centri di raccolta e le fasce orarie di apertura, così come intensificare i servizi di raccolta domiciliare.

 

I rifiuti che non vengono correttamente smaltiti e recuperati, dove finiscono? con quali conseguenze?

Quelli più piccoli vengono spesso buttati nel sacco della spazzatura indifferenziata, e vanno quindi a finire in qualche discarica. Per quanto riguarda quelli più grandi, invece, spesso ci affidiamo a uno “svuota-tutto”, un “robivecchi”, qualcuno che in cambio di qualche euro si offre di liberarci di un problema: insieme all’armadio, alla rete del letto porta via anche il vecchio frigorifero. Cosa accade poi di questo frigorifero? Chi ce lo ha portato via da casa strappa il compressore, componente fatto di ferro e rame che vale qualche euro e butta tutto il resto in qualche discarica più o meno abusiva. Le conseguenze sono due: le sostanze inquinanti contenute in questi Raee (pensiamo ad esempio al Cfc, gas ozono-lesivo contenuto nel circuito del frigorifero) si disperdono nell’ambiente e le materie prime di cui sono composti restano in gran parte non utilizzate.

Che si tratti di piccoli o di grandi Raee, con il nostro comportamento “leggero” contribuiamo all’inquinamento del nostro pianeta e perdiamo la possibilità di riutilizzare le materie prime contenute, ovvero rame, alluminio, ferro, plastica...

 

Oltre ai Raee che finiscono abbandonati, ce ne sono molti altri che giacciono inutilizzati nelle cantine e nelle soffitte, o nei cassetti. Non sarebbe meglio liberarsene?

È vero: una ricerca fatta da Ipsos per Ecodom alcuni anni fa aveva stimato che nelle nostre abitazioni ci fossero in totale oltre 200 milioni di apparecchiature elettriche o elettroniche non più funzionanti. Chi di noi non ha in casa una vecchia friggitrice, o il videoregistratore che non funziona più, o i cassetti pieni di cellulari e caricabatterie?

Purtroppo questa montagna di Raee è una montagna di materie prime “immobilizzate”, non utilizzate, mentre si continua a scavare nelle miniere per tirar fuori altre materie prime vergini. Con un altro rischio aggiuntivo: quando arriva il momento che il cassetto è pieno, e diventa urgente fare spazio, ci affidiamo al primo che passa, allo “svuota-tutto” di turno, con l’esito che descrivevo prima. (consumatori.e-coop.it)