L’iniziativa “Prima Classe”

SAIT E CONSOLIDA IN PRIMA LINEA CONTRO L’EMERGENZA EDUCATIVA

Di fronte a quella che il Papa chiama “catastrofe educativa”, è nato in Trentino “Prima Classe”, il progetto che porta pacchi educativi ai bambini e ragazzi più colpiti dalla pandemia. Il progetto è promosso e sostenuto dal fondo “Il Trentino che fa bene ai trentini”, iniziativa del Consorzio Sait e delle Famiglie Cooperative

La pandemia ha modificato in modo profondo “il fare scuola” e le relazioni tra i suoi protagonisti. Marina Poian, dirigente scolastica con incarico per la gestione del Covid del Dipartimento Istruzione della Provincia , racconta come nell’offerta formativa delle singole scuole si sia indebolito l’equilibrio tra aspettative e opportunità, con la drastica riduzione della progettualità didattico-educativa – nel rispetto delle disposizioni per il contenimento del contagio (riduzione dei progetti con il territorio, niente visite guidate e uscite didattiche e così via) – e come le stesse strutture e routine abbiamo subito cambiamenti in risposta al contesto emergenziale (dagli ingressi scaglionati alle nuove regole di comportamento). 

 

I SEGNALI DELL’EMERGENZA EDUCATIVA

In questo scenario, che per sua natura non ha lasciato indenne nessun settore della società, anche le relazioni – che sono la base fondamentale non solo per la costruzione di affetti e amicizie, ma anche per la valorizzazione di sé e degli altri e per l’efficacia del processo di apprendimento/insegnamento –, hanno subito forti contraccolpi: ridotte le possibilità di incontro, ridotti i lavori di gruppo, ridotte le opportunità di confronto e di scambio.

Dirigenti scolastici e docenti – prosegue Poian – hanno rilevato diverse situazioni di disagio all’interno del proprio contesto: “ogni giorno insegnanti e dirigenti devono confrontarsi con studenti che soffrono per l’assenza motivazionale, per l’interazione sociale regolata dalla situazione emergenziale, per la percezione di “in-significatività” dell’essere a scuola. Uno studente ha detto “mi sento come un’ombra nell’ombra”. 

A queste forme di disagio si aggiungono quelle del contesto sociale di riferimento: bambini e ragazzi che devono interrompere gli incontri con i propri cari, che devono sostenere il peso di situazioni difficili legate alla perdita di lavoro dei genitori, l’aumento delle conflittualità tra le mura domestiche. Nessuna categoria sociale è esclusa

 

LA MANCANZA DI STRUMENTI

Non tutti i bambini e i ragazzi, inoltre, avevano e hanno a disposizione strumenti adeguati, ad esempio un pc, per far fronte alla situazione sia per ragioni di carattere economico sia per numero di fratelli e sorelle. Abbiamo scoperto che le nuove tecnologie, che in questa situazione si sono rivelate fondamentali, sono meno diffuse di quanto si pensasse, soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione. A ciò si aggiunge che spesso gli spazi a casa non sono adeguati per fare lezione online, al di là degli aspetti tecnici legati alla tenuta della rete. Così Marco , otto anni, quando deve seguire le lezioni da casa, dopo aver “sottratto” il tablet al fratello, lo fa dalla lavanderia, e Manuel, 14 anni, questa primavera, ha seguito senza mai perdere un’ora, con qualunque tempo, tutte le lezioni dal terrazzino di casa. E che dire di Giulia, per la quale, allontanata da casa perché il papà aveva iniziato a bere per la perdita del lavoro e a diventare violento, il pc dato dalla scuola per seguire le lezioni è diventato oasi di normalità in quella nuova casa di cui nessuno doveva sapere? Nomi di fantasia per storie vere.

 

RIPERCUSSIONI EMOTIVE E NUOVI BISOGNI

La mancanza di strumenti e di spazi adeguati è solo uno dei problemi che bambini e ragazzi stanno vivendo a causa della pandemia. Non è facile far emergere le difficoltà dei vissuti personali e non è semplice trovare risposte immediate ai bisogni sociali di bambini e ragazzi, dice ancora Poian. 

Le ripercussioni emotive della situazione causata dalla pandemia sull’apprendimento richiedono azioni di sostegno mirate che vanno, ad esempio, dal supporto psicologico alle azioni educative di appoggio, quali l’aiuto nei compiti, il potenziamento di progettualità già in essere all’interno delle singole scuole e finalizzate a questo scopo o l’avvio di nuovi interventi.

La complessità del momento ha acuito, infatti, le necessità legate ai bisogni educativi dei bambini e ragazzi più fragili, unite a difficoltà oggettive delle famiglie per supportarli adeguatamente (come impegni lavorativi pressanti, mancanza di adeguate competenze e conoscenze, difficoltà linguistiche).

I segnali che la scuola raccoglie quotidianamente sono quindi chiarissimi: siamo di fronte a quella che Papa Francesco pochi giorni fa parlando agli ambasciatori ha definito “catastrofe educativa, davanti alla quale non si può rimanere inerti, per il bene delle future generazioni e dell’intera società».

“La pubblica amministrazione – afferma Roberto Ceccato, dirigente generale del Dipartimento Istruzione e cultura della Provincia autonoma di Trento – sta facendo il possibile, anche mettendo a disposizione risorse straordinarie, per sostenere gli studenti in difficoltà e le loro famiglie. Non c’è dubbio però che la scuola e le istituzioni si muovono dentro parametri e procedure - come quelli reddituali e le certificazioni di bisogni - che non sempre permettono interventi rapidi sulle nuove situazioni critiche.”.

 

PRIMA CLASSE: L’INTERVENTO DELLA COOPERAZIONE

“Nelle situazioni di emergenza – sottolinea Renato Dalpalù presidente Sait - occorre muoversi in fretta, in modo agile e mobilitando tutte le risorse disponibili. Con Prima Classe, abbiamo voluto, insieme a Consolida, trovare nuove modalità per impedire che questa pandemia lasci segni nella nostra comunità anche quando l’emergenza sanitaria sarà risolta. Ma serve l’energia di tutti per impedire che queste situazioni di difficoltà rimangano chiuse nelle aule delle scuole o lasciate in carico alle singole famiglie. Insieme possiamo evitare che si radichino, garantendo a tutti i bambini e i ragazzi l’accesso ad un’educazione di qualità, che è un diritto costituzionalmente garantito ed un’esperienza fondamentale per impedire abbandoni scolastici o altre forme di esclusione dalla cittadinanza e, un domani, dal mondo del lavoro”.

Prima Classe” offre ai bambini e ai ragazzi più colpiti dalla situazione generata dalla pandemia il supporto educativo e gli strumenti tecnici e culturali di cui hanno bisogno. Sono infatti tre diverse le tipologie di pacchi: l’Edubox che contiene libri o giochi didattici e 15 ore di supporto educativo; la Civicbox con biglietti di entrata e accompagnamento in alcuni musei trentini e 15 ore di supporto educativo; infine la Tecnobox con un PC e 4 ore di supporto educativo alla famiglia abilitante all’uso della tecnologia. 

Ad individuare le situazioni in cui intervenire saranno gli Istituti Comprensivi (in particolare i Consigli di classe coadiuvati dai Dirigenti scolastici), che più di altri soggetti sono in grado di cogliere precocemente i segnali di difficoltà di bambini e ragazzi non necessariamente già in carico ai servizi socio-educativi. 

Le modalità del supporto individualizzato, che sarà garantito da un educatore professionale di uno degli enti accreditati sul territorio, saranno concordate in termini di tempi e luoghi (scuola, domicilio, centri doposcuola) tra famiglia, scuola e cooperativa sociale. 

 

LA PARTENZA DI UN PROGETTO CHE CRESCE

I pacchi saranno consegnati alle scuole grazie alla donazione da parte di Sait di 60 mila euro raccolti con l’iniziativa “Il Trentino che fa bene ai trentini” (vedi approfondimento). “In questo modo – afferma Renato Dalpalù – restituiamo ai trentini le risorse che ci hanno affidato con fiducia investendole nel futuro dei loro figli. Perché una scuola dove ogni bambino sta bene consente di stare bene a tutti e di imparare. Ma la scuola non può fare tutto da sola, con questo progetto avrà al fianco gli altri attori dei processi educativi. Grazie a “Prima Classe” peraltro si riattiveranno organizzazioni culturali e educative del nostro territorio che sono state penalizzate, anche economicamente, dalle chiusure.Ci auguriamo che questa sia la partenza di un progetto che cresce grazie anche ad altri attori economici del nostro territorio; auspichiamo siano in tanti ad aderire perché investire sui giovani è garanzia di un futuro di qualità per tutto il Trentino.” 

Secondo Francesca Gennai, vicepresidente del consorzio Consolida, non è un caso che questa modalità innovativa di intervento rispetto alla pandemia sia nata in Trentino, un territorio a forte e diffusa vocazione educativa. “La sfida che abbiamo davanti deve rinsaldare ulteriormente la collaborazione tra scuola, cooperazione sociale e altre agenzie educative e permetterci di creare un’infrastruttura solida per le nuove generazioni. Nostra responsabilità sarà anche quella di implementare le risorse destinate a questa iniziativa e siamo certi che il mondo cooperativo, ma non solo, è pronto a dare il suo contributo.”