Le interviste dopo Educa

Adolescenti: le relazioni nell’epoca della comunicazione digitale

Come cambiano emozioni, corpo e affetto attraverso l’uso delle nuove tecnologie? Un’evoluzione che riguarda anche gli adulti e il loro rapporto con gli adolescenti. Ne abbiamo parlato con Anna Salvo, terapeuta di formazione psicoanalitica e docente di Psicologia dinamica dell’Università della Calabria.

Le applicazioni, i social e le chat sollecitano incontri facili e indeboliscono l’educazione sentimentale, il sentire e il parlar d’amore. Gli adolescenti, nativi digitali, stanno cambiando. Un cambiamento che riguarda anche gli adulti e il loro rapporto con gli adolescenti. Ne abbiamo parlato con Anna Salvo, terapeuta di formazione psicoanalitica e docente di Psicologia dinamica dell’Università della Calabria ospite al festival dell'educazione che si è tenuto ad aprile a Rovereto in un dialogo con la psicoterapeuta Costanza Giannelli e Maurizio Camin e autrice di Generazione TVB (edizioni Il Mulino) con Tiziana Iaquinta.

“Stiamo assistendo, dal punto delle modalità comunicative, ad un cambiamento epocale, e questa volta l'aggettivo non è sprecato. Basti pensare all'uso dei social dove c’è una tendenza alla condivisione non solo degli accadimenti, ma anche delle emozioni. La nostra vita esperienziale viene documentata immediatamente, in tempo reale, agli amici di Facebook (che sono spesso centinaia o anche di più) per il bisogno tanto dilatato, e molto poco riflettuto, di chiamare gli altri alla condivisione. Questa rincorsa alla memoria collettiva di tutto ciò che ci riguarda, quest’ansia documentaristica incide - o meglio restringe - sullo spazio da riservare all’elaborazione soggettiva dei sentimenti. Invece di digerire, noi mostriamo. Siamo alla ricerca del “mi piace”, dell'approvazione anche acritica. Un tempo uno degli assi dell’amicizia era il confronto critico: l'amico poteva metterti con le spalle al muro, scuoterti, disapprovare. Oggi invece sembra che tutto si debba risolvere sul piano dell'indice di gradimento narcisistico, dei 25 o 250 “mi piace”, e siamo contenti, gratificati. L’approvazione però non ammette critica, viene meno il polo dialettico di confronto e regrediamo verso lo status di bambini che hanno bisogno dell'approvazione dei genitori, dei fratelli maggiori e di chi ci circonda. In loro il narcisismo dilagante è fisiologico e comincia a diventare problematico quando l’età aumenta. Questo non riguarda solo gli adolescenti, è diffuso nel mondo adulto, anche nei non nativi digitale.

La condivisione costante come incide sulle relazioni interpersonali?

Un tempo c'era l'amica o l’amico del cuore. A loro si confidavano tutti i segreti, anche le pene d’amore, che sono una delle vicende più intense e drammatiche dell’adolescenza. Oggi il modo in cui le vivono è cambiato. La relazione da due diventa gruppale e le emozioni del singolo vengono condivise e commentate all'interno di un gruppo, sono vissute coralmente. Questo non è necessariamente negativo. Anzi potrebbe anche inaugurare un nuovo modo di elaborazione collettiva non più come atto del singolo soggetto ma come elemento relazionale comunicativo. Proprio la rete ed i social sono lo strumento che sta portando verso questo cambiamento.

Questo accade tra coetanei. Nel rapporto con gli adulti?

Noi viviamo sotto l'egida dell'idea di dover sempre comprendere tutto, ma ci dimentichiamo di un aspetto molto evidente che possiamo recuperare dai nostri ricordi o dalla letteratura: gli adolescenti non hanno mai chiesto di essere compresi né dai loro coetanei né dagli adulti. Nell’adolescenza c’è uno spazio di dissimulazione. Dopo una lite spaventosa in famiglia, un ragazzo esce di casa e, incontrando gli amici, se qualcuno gli chiede come sta lui risponde “tutto bene!”. L'adolescente - che ha difficoltà a fare i conti con se stesso e non ha ancora così chiaro chi è - non parla di sé ben volentieri come l'adulto che, al contrario, ha bisogno di narrare subito i propri tormenti. Noi questo tendiamo a dimenticarlo. Voglio sperare che da un lato nella relazione attraverso i social continui ad esserci questo spazio riservato a ciò che non si vuole comunicare, dall’altro vorrei che gli adulti aggiustassero il tiro sull’esercizio della comprensione; che non sembrassero componenti del gruppo dei pari con le stesse ambizioni, lo stesso modo di divertirsi, gli stessi obiettivi ma un po' più grandi di età. Non dovrebbero sforzarsi di capire, ma restare nel modo degli adulti, contrapposto, e farsi qualche domanda sul comportamento dei figli.

Abbiamo parlato di emozioni, relazioni. E la dimensione affettiva come cambia?

La comunicazione degli affetti ha un medium privilegiato, il corpo. Chi subisce la forza di attrazione delle nuove tecnologie, forse senza accorgersene, subisce anche la messa in ombra della comunicazione non verbale. È vero che tramite chat ci si scambiano le foto, ma rimangono l’immagine del corpo, immobile e fissa e non equivale ad avere qualcuno di fronte. Il numero di immagini che passano sui cellulari è così alto che nessuno si ferma ad analizzare l’espressione degli occhi, del sorriso. Questo rappresenta la perdita di possibilità di dare corpo agli affetti. Lo stato d’animo non si spiega in maniera sintetica o analitica il proprio stato d'animo, lo esprime il corpo. Le emozioni non si esprimono ad alta voce, le trasmette il corpo. Oggi la comunicazione affettiva la stiamo perdendo, finiremo per raccontare anche ciò che da sempre è tacitamente comunicato.

E il destino del corpo? Se diventasse solo manichino o corpo sessuato forse bisognerebbe preoccuparsi. È molto più ricco di potenzialità comunicative se non stiamo al guinzaglio corto della dominanza del codice verbale. E ancor più pensiamo alle generazioni future, se sapranno interpretare quei segnali che noi ancora siamo in grado di cogliere.

di Laura Ruaben

 

Chi vede cosa? La privacy ai tempi di Facebook 

Sai chi può leggere quel che scrivi e vedere le tue foto? Vediamo come mettere ordine nella nostra presenza online su un social che nel nostro paese ha 30 milioni di utenti

di Alessandra Farabegoli, docente ed esperta di comunicazione web

L’avvento dei social network ha trasformato molte delle nostre conversazioni a voce in scambi per iscritto, ricercabili e permanenti. È importante esserne consapevoli, perché “verba volant, scripta manent”.

LE INFORMAZIONI SEMPRE PUBBLICHE

Il nome e le foto che hai scelto come foto profilo e copertina di Facebook sono sempre visibili a tutti, tranne a chi hai “bloccato” (vedi box).

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I POST DEGLI ALTRI

Gli amici possono dire che erano con te in un luogo o taggarti in una foto; puoi controllare chi può farlo dalle “Impostazioni >> Diario e aggiunta di tag”. Se un tuo amico ti tagga, quel post è visibile sulla bacheca di entrambi, la tua e la sua. Quando commenti un post di altri, la visibilità del tuo commento è la stessa di quel post. In particolare, se commenti il post di una pagina ufficiale, un’azienda o un personaggio pubblico, il commento sarà pubblico: chi minaccia di morte un politico di parte avversa e poi viene chiamato a rendere conto delle sue parole non può cadere dalle nuvole perché “non si rendeva conto”.

PENSA PRIMA DI PUBBLICARE

Prima di cliccare sul pulsante “pubblica”, quindi, fermati un attimo a pensare: chi potrà leggere le tue parole, vedere le tue immagini, sapere dove sei adesso? Se è tutto ok, procedi; se ti vengono dei dubbi ripensaci, o  modificando il post o rendendolo “un po’ meno” visibile. (consumatori.e-coop.it)

 

Approfondimenti e altri consigli utili 

Classificare gli amici in liste

Non tutti gli amici sono uguali e di certo non hai lo stesso livello di confidenza con tutte le persone di cui hai chiesto o accettato l’amicizia; per questo Facebook permette di gestire delle liste - quelle predefinite sono “amici stretti” e “conoscenti”, ma puoi crearne altre - con cui classificare gli amici, senza che loro lo sappiano naturalmente! Le liste tornano utili quando ad esempio vuoi che un post sia visibile “agli amici tranne i conoscenti”, o “solo agli amici stretti”.

Bloccare altri utenti

È una misura estrema a cui puoi ricorrere se una persona ti insulta o ti aggredisce verbalmente: se blocchi un altro utente, lui non vedrà più nessuno dei tuoi post o commenti e tu non vedrai i suoi. In caso di molestie gravi e ripetute, però, non limitarti al blocco su Facebook, perché Facebook non è il Far West e la legge si applica anche a ciò che facciamo online!

Guida completa alla privacy su Facebook

La fornisce lo stesso Facebook ed è completa e molto ben scritta: io stessa ogni tanto la rileggo per ripassare i fondamentali! http://alebego.li/HelpPrivacyFacebook