Associazione Donne In Cooperazione

"DELLA DONNA PARLA BEN"

La serata-spettacolo (ingresso gratuito) con Loredana Cont e Stefania Cavagnoli (linguista), il 7 marzo (ore 20.30, Sala della Cooperazione, Trento), promossa dall’Associazione Donne In Cooperazione, la Commissione Pari Opportunità Pat e Fidapa

La parità di diritti passa attraverso il riconoscimento della differenza di genere.

La questione del linguaggio (sindaco, sindaca) è rappresentazione della realtà, riconoscimento di ruolo e autorevolezza, che si riflette anche sulla differenza di salario percepito

Come sappiamo la parità di genere passa soprattutto dalla lingua; la società modifica e crea il linguaggio: anche la scelta delle parole influenza il modo di pensare e sta a tutti noi scegliere con consapevolezza quali parole, quali espressioni usare nei nostri discorsi di tutti i giorni. Le donne stanno trovando sempre più spazio nelle professioni e nelle istituzioni, ma non vengono riconosciute le differenze, a partire da un uso corretto del linguaggio, dall’uso del genere femminile: è invece necessario promuovere questo cambiamento culturale, perché il nostro sia un Paese per donne e per uomini. 

Il 7 marzo la Sala della Cooperazione (via Segantini 1, Trento) ospiterà un’iniziativa che affronterà questo tema, con Fidapa in prima linea, insieme all’Associazione Donne In Cooperazione e allaCommissione Pari Opportunità della Provincia Autonoma di Trento.

Sarà un evento per confrontarsi, con l’ironia di Loredana Cont, l’autorevolezza della prof.ssa Stefania Cavagnoli e la disponibilità del libro “Donne al vertice”. Con l’obiettivo di non cercare “belle parole”, ma condividere linguaggi espressi differenziati che esprimono i temi della parità e della diversità.

 

Conosciamo sempre più il termine inglese, perché oggi è molto di moda, “gender pay gap” che si traduce in una realtà che fa riflettere: la differenza tra il salario medio percepito sulla base oraria tra le donne e gli uomini. Sappiamo benissimo come i contratti e le varie leggi siano gli stessi, per uomini e donne, però purtroppo in Italia riscontriamo delle differenze paradossali, in particolare nel comparto privato.

Questa discriminazione ha radici lontane e concorre ad avere minore autonomia finanziaria anche sul fine lavoro delle donne, portando un ulteriore danno sulle loro pensioni.

Quello che continua ad emergere, ma su cui vorremmo tenere costantemente un faro acceso, è questa ingiustizia che si traduce in lavori per le donne in profili a basso reddito, pur con titoli di studio elevati, le difficoltà di carriera e quindi scarsa presenza in profili/ruoli alti e adeguatamente retribuiti. 

Ciò che davvero sembra ancora permanere è l'idea che i lavori ideali per le donne siano la segretaria, la commessa, l’infermiera, l’insegnante, perché facilmente conciliabili con la cura e la gestione della famiglia, che sempre più include anche i genitori, gli anziani della famiglia.

Purtroppo con la pandemia sono aumentate le diseguaglianze e le povertà, e a tutto questo si è aggiunto il rischio, per le donne, di non poter conciliare la professione con i carichi famigliari, oltre ad essere maggiormente esposte ai rapporti difficili che in questo clima sfociano in azioni pesanti e violente.

La domanda continua a nascere spontanea: cosa si deve fare? 

La risposta è detta e confermata oramai da anni: promuovere interventi che sostengano l'occupazione femminile, politiche attive nelle misure di conciliazione, incremento dei servizi educativi e di cura. Ma anche azioni positive per realizzare la parità di genere nel lavoro tra uomo e donna per eliminare gli ostacoli che impediscono le pari opportunità.

Ci sono buoni esempi? Esistono le leggi? Si!

In Italia abbiamo la Legge 125/1991 e nel 2021 la n. 126, con la quale sono state introdotte nuove disposizioni nel mondo del lavoro in materia di pari opportunità, ma è certo che si può fare di più. E quindi il nostro appello corale e costante è di lavorare sulla cultura imprenditoriale, sulla cooperazione per arrivare anche alla parità di soddisfazioni, gratificazioni oltre a quella salariale. Si deve lavorare per evitare discriminazioni e compiere atti concreti. Prendiamo spunto dagli esempi e delle buone prassi messe in atto, copiamole, ispiriamoci, ma facciamolo insieme.

L’augurio, e il nostro impegno, è che anche attraverso un evento pubblico che unisce sguardi e voci diverse si concorra a smuovere e avviare atti concreti, nuove proposte e strategie per ripartire raggiungendo gli obiettivi che consentano di essere protagoniste soddisfatte della propria vita.

È notizia di questi giorni che il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all'unanimità la legge per favorire pari trattamento economico fra uomini e donne e sostenere l’occupazione femminile.