UNO ZUCCHERO PIÙ DOLCE

A differenza dell’agricoltura industriale intensiva, il commercio equo pone al centro la dignità di ciascun lavoratore e apporta molti benefici. Ecco la filiera dello zucchero equosolidale Dulcita, di Mandacarù Altromercato

La filiera dello zucchero rimanda sin dalle sue origini a dure condizioni di lavoro, sfruttamento, abusi e violazioni di diritti. In Asia e in America Latina i braccianti dedicati al taglio manuale della canna da zucchero vengono contrattati tramite pratiche di subappalto e sono pagati a cottimo, in base al volume delle canne da zucchero tagliate, sprovvisti di contratti scritti, il loro potere contrattuale è di fatto inesistente, non godono di nessun diritto e gli viene impedita la libera associazione e l’iscrizione ad un sindacato.

Come testimonia un recente rapporto della Ong Mani Tese, orari di lavoro disumani, che superano facilmente le 12 ore giornaliere, vengono imposti ai braccianti che sono privati delle benché minime misure di sicurezza e sono soggetti a condizioni lavorative che ne debilitano la salute fino a mietere vittime.

Anche la Fao denuncia l’impatto umano e ambientale delle coltivazioni convenzionali di canna da zucchero nel mondo, evidenziando che il ricorso alle monoculture estensive impatta negativamente sull’ambiente, alimentando il cambiamento climatico, la deforestazione e la perdita di biodiversità.

Il massiccio e sfrenato utilizzo di fertilizzanti e diserbanti chimici finisce infatti per contaminare i terreni, avvelenare le riserve idriche e intaccare le produzioni agricole delle comunità limitrofe. L’America Latina assorbe più del 75% della produzione mondiale, con 69mila ettari coltivati, tra cui spiccano Paraguay, Brasile e Argentina. Sono oltre 130 i paesi che producono canna da zucchero o barbabietola da zucchero.

Circa l’80% del saccarosio prodotto a livello mondiale deriva da canna da zucchero (coltivata soprattutto nelle regioni caldo-umide delle fasce tropicali), mentre la restante parte deriva da barbabietola (coltivata nelle zone temperate dell’emisfero boreale, principalmente in Europa).

La soluzione etica c’è! A differenza dell’agricoltura industriale intensiva, il commercio equo pone al centro la dignità di ciascun lavoratore e apporta svariati benefici: è sensibile al tema della sicurezza alimentare, genera occupazione migliorando la qualità della vita delle comunità, garantisce un reddito equo che può essere reinvestito nell’economia locale, difende l’agrobiodiversità e assicura un utilizzo sostenibile ed equilibrato delle risorse naturali.

 

Una dolce utopia

Siamo a Pacto, provincia di Pichincha, in Ecuador in una regione montagnosa delle Ande, con accesso difficile, strade sterrate, spesso non percorribili nella stagione delle piogge a causa di frane, una sola linea telefonica nel villaggio, bassa alfabetizzazione, nessuna scuola superiore nei dintorni. Isolamentoscarsa produttività e nessuna politica nazionale di sviluppo o assistenza. 

È qui che Rubèn Tufiño racconta perché i contadini della Cooperativa Productores de Panela El Paraiso (Copropap) hanno deciso di unirsi in cooperativa: Prima eravamo costretti ad accettare il prezzo che l’intermediario decideva di pagarci. Era una situazione davvero dura, non riuscivamo a ottenere prezzi giusti per il nostro lavoro, che si svolgeva in condizioni assai precarie. Crediamo nella cooperativa: abbiamo necessità comuni, i diritti sono gli stessi per tutti, tutti i soci godono delle stesse condizioni, senza preferenze anche se produciamo quantità differenti di zucchero”. La Copropap nasce nel 1991 da alcune famiglie contadine che coltivano la canna da zucchero da generazioni su piccoli terreni in ripida pendenza; oggi riunisce 47 soci, piccoli coltivatori di canna da zucchero e produttori di panela, uno zucchero integrale biologico prodotto artigianalmente dalla spremitura della canna. Le famiglie dei contadini soci vivono distribuiti in una decina di comunità rurali (barrios) del municipio di Pacto e coltivano estensioni tra i 4 e i 6 ettari, la raccolta avviene 10 mesi l’anno grazie alle condizioni climatiche favorevoli.

 

Lo zucchero Dulcita nasce 

nella patria della biodiversità

Il processo di lavorazione della panela non ha niente a che vedere con quello di una fabbrica di zucchero che utilizza sbiancanti chimici: ogni fase della lavorazione è gestita a livello familiare. La canna da zucchero viene tagliata dai soci con l'aiuto di braccianti assunti in maniera semipermanente; il tagliatore separa il gambo dalle foglie e dalle estremità con il machete; le canne vengono portate ai trapiche, piccoli mulini che estraggono il succo dalle canne e lo avviano alla bollitura per evaporazione dell’acqua; i residui della canna essiccati al sole (bagassa) vengono utilizzati come combustibile per i mulini, gestiti dai soci. Una filiera ecologica al 100% per creare uno zucchero unico, biologico, integrale, ricco di ferro e sali minerali.

Efficienza, professionalità, dinamismo e partecipazione democratica sono parole chiave per Copropap che negli anni ha lavorato per migliorare la qualità dello zucchero e aumentare i benefici per i soci. 

La storia della cooperativa lo dimostra: nel 1995 c’è la prima esportazione di zucchero Dulcita tramite l’organizzazione di commercio equo ecuadoregna MCCH; nel 1998 la cooperativa ottiene l’importante certificazione bio e nei primi anni 2000, grazie a progetti di cooperazione italiani promossi da Altromercato, viene costruito un capannone per la lavorazione e lo stoccaggio dello zucchero. È un notevole salto di qualità, la cooperativa gestisce in autonomia le attrezzature, dispone di personale tecnico ed effettua il controllo qualità in loco, mentre prima queste fasi avvenivano nella capitale. Nel 2012, grazie ad un ulteriore finanziamento, si sostituiscono le attrezzature con materiali in acciaio e si raddoppia la capacità di confezionamento della panela. Crescono le vendite, la cooperativa può ammettere nuovi soci

Con "Filiere" un progetto di cooperazione allo sviluppo realizzato recentemente da Mandacarù Onlus con il contributo della Provincia Autonoma di Trento , il commercio equo ha contribuito allo sviluppo di Copropap sostenendo attività di formazione e rafforzamento dei produttori affiliati e con l'acquisto di attrezzature per migliorare la filiera produttiva dello zucchero.

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