Il referendum per il Distretto Biologico Trentino

COSTRUIRE INSIEME UN FUTURO BIOLOGICO

Il 26 settembre in Trentino si vota per il referendum di iniziativa popolare che chiede l’istituzione di un Biodistretto in provincia di Trento. Che non implicherà l’obbligo di un passaggio in tempi stretti all’agricoltura biologica, ma faciliterà la libera scelta di una agricoltura più sostenibile 

Domenica 26 settembre in Trentino si vota per il referendum di iniziativa popolare che chiede l’istituzione di un Biodistretto in provincia di Trento. Si voterà dalle sei del mattino fino alla sera alle dieci. Il quesito era stato approvato il 27 dicembre 2019 dalla commissione esaminatrice del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, composta dagli avvocati Andrea Manca (presidente), Lorenzo Eccher e Michele Kumar e con funzioni di segretario il direttore dell’ufficio documentazione del servizio legislativo del Consiglio, Mauro Ceccato.

Ecco il quesito“Volete che, al fine di tutelare la salute, l’ambiente e la biodiversità, la Provincia Autonoma di Trento disciplini l’istituzione su tutto il territorio agricolo provinciale di un distretto biologico, adottando iniziative legislative e provvedimenti amministrativi – nel rispetto delle competenze nazionali ed europee – finalizzati a promuovere la coltivazione, l’allevamento, la trasformazione, la preparazione alimentare e agroindustriale dei prodotti agricoli prevalentemente con i metodi biologici, ai sensi dell’articolo 13 del decreto legislativo 228/2001, e compatibilmente con i distretti biologici esistenti?”

 

I VANTAGGI DEL BIODISTRETTO

Il Biodistretto non implicherà la costrizione o l’obbligo di un passaggio immediato o in tempi stretti all’agricoltura biologica nel territorio provinciale ma anzi, costruirà risorse e strumenti per facilitare la libera scelta di una agricoltura maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale e – questo è l’auspicio – anche maggiormente condivisa dentro la società trentina.

Il comitato promotore ricorda, nei suoi materiali informativi, le conseguenze positive ipotizzate dai favorevoli al Distretto, eccole:

  • Promozione di un cambiamento culturale, nell’approccio all’agricoltura, al territorio e alla natura in cui si colloca il mondo agricolo coinvolgendo tutte le realtà della nostra provincia, dalle periferie alle città. 
  • Crescita economica, poiché comporta l’aumento del valore dei prodotti agricoli certificati biologici, l’incremento e la diversificazione dell’offerta turistica, la nascita di un’industria alimentare per lavorare e trasformare i prodotti biologici, come pure la vendita a chilometri zero, l’uso dei prodotti nella filiera provinciale nel comparto turistico e pubblico. 
  • Miglioramento della qualità della vita, derivante da salubrità dell’ambiente e salvaguardia delle acque, evitando l’inquinamento da pesticidi e inquinanti delle falde acquifere.
  • Aumento della biodiversità che rende l’ambiente sempre più integro e fertile permettendone anche un utilizzo con un’offerta turistica in sintonia con la natura.                                               
  • Zootecnia di qualità, che valorizza le razze autoctone, con filiera biologica e distribuzione sul territorio sostenibile, selezionando ambiti adatti a questo sviluppo. 
  • Ripopolazione delle zone montane, con progetti di riqualificazione che le rendano desiderabili, come la coltivazione delle piante officinali, con un’offerta turistica di immersione nella natura. Il distretto biologico è un progetto unitario del territorio che crea sinergia cambiando l’offerta turistica, arricchendola con un più esteso utilizzo del territorio, offrendo un contatto con gli animali, le aziende agricole, la natura dei parchi, escursioni, conoscenza dei nostri prodotti tipici, degustazioni.   
  • Ridefinizione dell’immagine della Provincia. Il cambio d’immagine e la proposta di un territorio innovativo, renderà la Provincia di Trento all’avanguardia e desiderabile.                                                                        
  • Interazione di tutte le produzioni e iniziative economiche, sociali e
    naturalistiche, creando una sinergia indispensabile a produrre un’offerta omogenea del territorio, contrastando dispersione e frammentazione. Il distretto biologico è il motore dello sviluppo su base sostenibile, condivisa da tutti. È inclusivo: vi è posto per tutti e viene data a tutti la possibilità del cambiamento nei tempi e modalità confacenti alla
    propria situazione.

 

BIOLOGICO IN TRENTINO E NEL MONDO

Lo sguardo del mondo produttivoI produttori e le loro associazioni di rappresentanza si sono mostrati, nei mesi scorsi, parzialmente aperti al confronto, pur con preoccupazioni e qualche critica. Nessuno vuole sentirsi obbligato a una scelta che non tutti condividono ma l’apertura al dialogo c’è stata e una certa “simpatia” verso il biologico, a parole o nei fatti, si registra. Del resto, una parte importante del mondo produttivo trentino opera già con metodo biologico e i Biodistretti esistenti sono ormai un pezzo di realtà produttiva e commerciale.

La politica trentinaL’impressione di molti osservatori è che la Giunta provinciale abbia cercato in qualche modo di ostacolare il percorso referendario, ma la forza delle firme raccolte prima, e la determinazione dei promotori dopo, hanno costretto Fugatti e la sua giunta a stabilire la data della consultazione, fissata appunto il 26 settembre. Nemmeno l’approvazione del disegno di legge sul biologico, voluto in fretta dalla Giunta, ha ridotto lo spazio di manovra del voto.

Cosa succederà il giorno dopo lo scrutinio dei voti, se vincesse il sì? Nulla di epocale, ma la prima mossa della Provincia potrebbe e, a rigor di logica, dovrebbe essere istituire il Tavolo di confronto.

Vi dovrebbero prendere parola tutte le realtà biologiche, i distretti già esistenti in provincia e gli attori dell’agricoltura industriale-convenzionale, le amministrazioni pubbliche e i rappresentanti del settore turistico e dell’accoglienza. In questo tavolo si definirebbero il percorso, le strategie, le tempistiche, le sovvenzioni, i finanziamenti, il marchio.

Adesso la parola spetta agli elettori. Cosa succede intanto in Italia e nel mondo? Partiamo dall’Italia: nel Protocollo d’intesa sottoscritto il 26 settembre 2017 tra il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) e International Network of Eco Regions and Biodistricts (IN.N.E.R Rete internazionale dei Biodistretti, Roma) c’è scritto: “Il MIPAAF ritiene, nel quadro del piano strategico approvato, che il biodistretto costituisca un modello di innovazione delle politiche, che permette di affrontare le sfide internazionali per la costituzione di sistemi agroalimentari sostenibili”, facendo riferimento nello stesso documento agli orientamenti e alle indicazioni dell’Unione Europea, della Commissione Europea, nonché dell’Agenda ONU 2030.

In Italia, anche nei terribili 2020 e 2021 della pandemia, i “mercati contadini”, che accorciano le distanze fra produttori e consumatori, si sono ulteriormente diffusi (fonte Coldiretti, Campagna Amica): segno che la gente desidera comprare cibo meglio conosciuto.

La Fao, le Nazioni Unite, la Commissione e il Parlamento europeo, pur con ritardi e contraddizioni, indicano da tempo il salto verso un’agricoltura meno impattante e più redistributiva un impegno dovuto e necessario, per ridurre i problemi ambientali e sociali, di fronte all’aumento delle diseguaglianze e del cambiamento climatico. Le Alpi, molto esposte agli effetti del cambiamento climatico globale, possono recuperare spazi di autonomia e attrattiva con produzioni e filiere rispettose delle vocazioni territoriali.

Proprio nel mese corrente, a New York, si terrà il Summit globale sui sistemi alimentari. Agnes Kalibata, inviata speciale del Segretariato delle Nazioni Unite per il vertice, ha spiegato ai giornalisti, nelle scorse settimane, l’importanza del confronto dal basso, dei passi concreti, delle innovazioni di sistema, anche per ridurre povertà e diseguaglianze.

Adesso la parola spetta agli elettori trentini. Il mondo siamo anche noi.

 

Chi compone il comitato promotore? Tante associazioni ambientaliste (Greenpace, Italia Nostra, Legambiente, WWF,), produttive (Associazione Apicoltori Val di Non e Sole), di consumatori o gruppi di acquisto (La Minela, L’Ortazzo, Slow Food), di pescatori (Associazione pescatori dilettanti trentini; Federazione pescatori trentini), di medici (Isde, Medici per l’ambiente Trentino) e altre.

Per info https://bio.trentino.it/

Cos’è un Biodistretto?

Il Biodistretto è un’area geografica naturalmente vocata al biologico dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, partendo proprio dal modello biologico di produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio).

Nel biodistretto la promozione dei prodotti biologici si coniuga indissolubilmente con la promozione del territorio e delle sue peculiarità per raggiungere un pieno sviluppo delle proprie potenzialità economiche, sociali e culturali.

Con la nascita di un biodistretto vengono messe in rete le risorse naturali, culturali, produttive di un territorio che vengono valorizzate da politiche locali orientate alla salvaguardia dell’ambiente, delle tradizioni e dei saperi locali.

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