PARLARE AI BAMBINI IN TEMPI DI GUERRA

I bambini sonospettatori della guerra, se ne sentono coinvolti, pongono ai genitori e familiari interrogativi, alla ricerca di protezione e sicurezza. Otto consigli da Unicef

La guerra ci pone sempre il problema dei bambini. Perché i bambini sono le prime vittime delle guerre, che spengono i loro occhi e li privano per sempre dell’infanzia. I bambini ucraini ci richiamano i tanti bambini che in questi anni hanno accompagnato i nostri giorni con i loro volti: dalla guerra in Siria al conflitto israelo-palestinese, dallo Yemen all’Iraq, all’Afghanistan. E la lista potrebbe continuare a lungo… La sofferenza di questi bambini è conficcata nella mia vita, ed è una delle ragioni più radicali per considerare la guerra uno strumento obsoleto, vergognoso, deciso e messo in atto da una generazione di vecchi che non paga mai per i crimini che fa commettere ai giovani (esclusi naturalmente i propri figli). 

Ma i bambini sono anche spettatori della guerra. E in una società mediatica accade che essi vedano le immagini della guerra, se ne sentano coinvolti e pongano domande difficili ai propri genitori e in generale agli adulti. Come rispondere ai loro interrogativi? Come comportarsi di fronte a immagini di privazione, sofferenza e di devastazione? 

Sono questioni tutt’altro che facili da affrontare, e per questo l’UNICEF ha offerto ai genitori alcuni suggerimenti per affrontare con i più piccoli il tema della guerra, considerando che «genitori, familiari, caregivers svolgono sempre un ruolo determinante nel garantire a bambine e bambini il senso di protezione e sicurezza di cui hanno profondamente bisogno».

Ne riprendo qui alcuni spunti che mi sembrano preziosi in questo momento.

 

1. Proteggiamoli nella prima infanzia: «nella prima infanzia, bambine e bambini dovrebbero essere protetti dalla visione di immagini violente e dalle narrazioni di vicende dolorose di cui è molto difficile la comprensione» e la rielaborazione. Per questo è fondamentale non lasciarli soli davanti alla TV o a cellulare.

2. Esponiamoli a informazioni che possono comprendere: è utile proporre loro prima di tutto di condividere le informazioni e valutarne insieme l’attendibilità, evitando il flusso costante di immagini che offrono le dirette no-stop. Accanto a ciò è fondamentale condividere i sentimenti che provano, dedicando loro molta attenzione. Ciò che sentono non va drammatizzato, né deriso o minimizzato. Si possono usare anche libri o cartoni animati per aiutarli a riconoscere i sentimenti e a rielaborarli. 

3. Prestiamo attenzione alle caratteristiche della loro età e a contenere le nostre paure: «Bambine e bambini hanno il diritto di sapere cosa sta succedendo nel mondo, ma gli adulti hanno la responsabilità di proteggerli dall'angoscia». In questo si devono fare due attenzioni. La prima al linguaggio, che deve essere adatto all’età e attento a non creare ansia, lasciando aperta sempre la porta alla speranza. Inoltre occorre contenere le nostre paure, perché esse vengono trasmesse ai piccoli: «Parliamo con calma e prestiamo attenzione al linguaggio del nostro corpo e all’espressività della nostra comunicazione».

4. Diffondiamo comprensione, compassione e disponibilità verso gli altri: «il conflitto può spesso portare con sé pregiudizio e discriminazione, sia nei confronti di un popolo che di un paese. Quando parliamo con i bambini, evitiamo l’utilizzo di semplificazioni e di etichette come persone cattive o malvagi e cogliamo invece l'opportunità di riconoscere ovunque e in ognuno l’umanità e la sofferenza e di incoraggiare la compassione, come per le famiglie costrette a fuggire dalle loro case». Questo può aiutare i piccoli a crescere come persone capaci di empatia e costruttrici di relazioni positive all’interno dei conflitti. 

5. Concentriamoci su ciò che è possibile fare: è fondamentale che i piccoli vedano cose che si possono fare. Se l’angoscia inchioda le persone, il fare qualcosa le aiuta a crescere e ad affrontare costruttivamente i conflitti. In questo i nostri figli e le nostre figlie vanno sempre incoraggiati quando fanno gesti piccoli che costruiscono comprensione e pace. Mettiamo al bando il pessimismo da disillusi nel quale gli adulti si coccolano: non siamo migliori se stiamo a pontificare con le mani in mano. Aiutiamoli invece a fare quello che per loro è importante per contrastare il conflitto.  Raccontiamo testimonianze di bene realizzato, storie con protagonisti buoni, non perdiamo il sorriso, accompagniamoli nei luoghi che per loro sono “luoghi di pace”.

 6. Facciamo attenzione a chiudere le conversazioni nel momento appropriato: «al termine di ogni momento di dialogo e confronto, è importante assicurarsi che i nostri figli non vivano uno stato di angoscia. Cerchiamo di valutare il loro livello di ansia osservando il loro linguaggio del corpo, il loro respiro, ascoltando il loro tono di voce. Ricordiamo loro che siamo lì per ascoltarli e sostenerli ogni volta che si sentono preoccupati e che li amiamo profondamente».

7. Prestiamo attenzione a comportamenti, parole e silenzi dei nostri ragazzi: «col perdurare dell’emergenza, è importante continuare a porre attenzione ai nostri figli, per capire come stanno e se hanno nuove domande o cose di cui vorrebbero parlare con noi». È importante fare attenzione ai loro segnali di preoccupazione e di ansia, o di rabbia e frustrazione. Non dimentichiamo che sia i più piccoli sia gli adolescenti hanno bisogno della nostra vicinanza, fatta di ascolto, di parole di speranza, di segni di bene, di abbracci più lunghi…

8. Prendiamoci cura di noi: «saremo in grado di aiutare meglio i nostri figli se avremo cura di noi, delle nostre emozioni, di ciò che proviamo e sentiamo»: questo è molto importante proprio perché a tutti, in ogni situazione, trasmettiamo prima di tutto ciò che siamo dentro.

 

Certo, con questi suggerimenti non fermeremo una guerra, che è sempre governata da chi prende la decisione criminale di non curarsi della sofferenza che essa causa. Ma avremo fatto la nostra parte per abbassare di un po’ il tasso di sofferenza del mondo.

https://www.unicef.it/media/otto-consigli-per-i-genitori-per-sostenere-bambine-e-bambini-violenza-conflitto/