Prodotti alimentari

Quel che ci dice l’etichetta...

Ecco tutte le novità previste dalla nuova normativa europea sui prodotti alimentari e l’impegno di Coop per garantire la massima informazione ai consumatori.

Da dicembre 2014, più un’appendice relativa alle carni che partirà dal mese di aprile, è entrato in vigore il nuovo regolamento della Commissione europea (il 1169/2011) relativo alle etichette dei prodotti alimentari. Anche se non sempre noi consumatori dedichiamo tutto il tempo che sarebbe necessario a leggere le informazioni riportate sulle confezioni, resta il fatto che le etichette sono fondamentali alleate proprio di chi acquista. Sono una luce che si accende su cosa c’è dentro a quel che stiamo comprando, di cosa è fatto, dove è stato prodotto, quali sono i suoi valori nutrizionali, eccetera eccetera. E questa luce può essere più o meno intensa, più o meno velata da ombre, ovvero da omissioni o scorciatoie che, a volte, i produttori usano per aggirare qualche dettaglio sui loro prodotti.

Da questo punto di vista il regolamento dell’Unione Europea segna sicuramente un passo avanti che aumenta la trasparenza. Anche se, realtà come ad esempio Coop, ciò che il regolamento Ue impone oggi lo facevano già da diverso tempo. Comunque, proprio per aiutarvi quando andate a fare la spesa, ecco un riassunto dei punti più importanti previsti dalla nuova normativa sulle etichette.

 

SCRITTE PIÙ LEGGIBILI SULLE ETICHETTE

Per la prima volta è stata definita la dimensione minima dei caratteri tipografici delle etichette, che devono essere di almeno 1,2 mm (0,9 mm per le confezioni più piccole). Quando la superficie della confezione è inferiore a 10 cm quadrati è sufficiente riportare la denominazione dell'alimento, l'elenco degli allergeni, il peso netto e il Tmc o la data di scadenza. L’elenco degli ingredienti può essere indicato anche con altre modalità (ad esempio negli stand di vendita) e deve comunque essere sempre disponibile su richiesta del consumatore.

DATA DI SCADENZA

Su ogni singola porzione (e non più solo sulla confezione esterna) deve essere riportata la data di scadenza. La data di congelamento deve essere indicata su carne, preparazioni a base di carne e sui prodotti non trasformati congelati a base di pesce.

TABELLA NUTRIZIONALE

Negli alimenti confezionati deve essere presente una tabella nutrizionale obbligatoria con sette elementi (energia, grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale) riferiti a 100 g o 100 ml di prodotto, che potrà essere affiancata dai dati riferiti ad una singola porzione o unità di consumo. Per sostanze come il colesterolo è vietata l’indicazione. La norma prevede invece che possano essere aggiunte informazioni volontarie (es. per le fibre, nella tabella o gli Omega 3, nel campo visivo). Per i prodotti a marchio Coop questa è una cosa già presente da anni.

ALLERGENI

Le sostanze che provocano allergie o intolleranze (come ad esempio contenenti glutine, sedano, crostacei, anidride solforosa, arachidi, frutta a guscio, uova, pesce, soia, latte e prodotti a base di latte, eccetera) devono essere evidenziate graficamente nella lista degli ingredienti. Anche mense, ristoranti e le attività di somministrazione di alimenti e bevande dovranno comunicare specificamente gli allergeni, tramite adeguati supporti (menù, cartello, lavagna o registro), accessibili e visibili alla clientela. Sui prodotti a marchio Coop è da tempo presente una frase volontaria che specifica la possibile presenza di alcune di queste sostanze.

ORIGINE PER CARNI SUINE, OVI-CAPRINE E POLLAME

Dal mese di aprile 2015 dovranno essere indicate in etichetta luogo di allevamento e di macellazione di carni diverse da quella bovina (dopo l'emergenza mucca pazza è da anni già previsto l'obbligo di indicare questi elementi per i bovini).

ALTRE INDICAZIONI SULL'ORIGINE

L'informazione sull'origine del prodotto è obbligatoria anche quando la sua omissione possa indurre in errore il consumatore, ovvero quando il paese o il luogo di provenienza di un alimento non sia lo stesso del suo ingrediente primario. Una precisazione utile a ostacolare il fenomeno dell'Italian sounding, ossia alimenti presentati come made in Italy ma fabbricati altrove. Su diversi prodotti Coop indica volontariamente la provenienza di questo ingrediente primario (es. 100% di latte italiano per un formaggio).

SCOMPARE LA SCRITTA "OLI VEGETALI"

Non si potrà più utilizzare la dicitura generica di "oli vegetali" dietro cui ci può essere l'utilizzo di grassi tropicali (come olio di palma, di cocco o di cotone). Va quindi indicata con precisione l’origine vegetale specifica dell'olio usato nella lista ingredienti. Così, "olio di palma" od “olio di cocco” dovranno essere elencati in etichetta in modo trasparente. Inoltre, se gli oli o i grassi adoperati sono stati idrogenati, è obbligatorio apporre la dicitura "totalmente o parzialmente idrogenato", a seconda dei casi. Sui prodotti a marchio Coop l’indicazione dell’origine botanica degli oli è una cosa già presente da tempo.

RESPONSABILE ETICHETTATURA

Va indicata la sede "dell'operatore alimentare responsabile delle informazioni sul prodotto", cioè dell’operatore con il cui nome o ragione sociale è commercializzato il prodotto (cioè Coop per i prodotti a marchio). Dovrà essere indicato in modo completo con anche l'indirizzo completo di numero civico.

LA QUESTIONE DELLA SEDE DELLO STABILIMENTO

L'indicazione della sede legale del produttore, però, non va confusa con quella dello stabilimento di produzione, prima obbligatoria per la legge italiana (la 109 del 1992) ma che ora diventa facoltativa e sarà ancora apponibile con l'unica accortezza di non ingenerare confusione nel consumatore. Coop ha deciso di mantenere sulle proprie etichette la presenza dell’informazione sullo stabilimento nonché il riferimento volontario al produttore.

PESCE

In etichetta (per il pesce la normativa sulle etichette dipende dal regolamento 1379 del 2013) dovrà comparire sia il nome scientifico del pesce che quello commerciale, l’indicazione dettagliata del luogo di pesca, il tipo di attrezzi di pesca utilizzati per la cattura e se il prodotto è stato scongelato. Poi rimane l’obbligo di indicare se pescato in mare, in acque dolci o allevato.

SURGELATI

In caso di carne, preparazioni a base di carne, prodotti non trasformati a base di pesce congelati occorre indicare la data di congelamento. Invece, nel caso di alimenti che sono stati congelati prima della vendita e sono venduti decongelati, la denominazione dell'alimento deve essere accompagnata dalla dicitura "decongelato".

PREPARATI A BASE DI CARNE E PESCE

Per quanto concerne i prodotti e le preparazioni a base di carne sottoforma

di tagli (anche da arrosto), fette, porzioni di carne o carcasse, la denominazione dell’alimento comprende l’indicazione della presenza di acqua aggiunta se quest’ultima rappresenta più del 5% del peso del prodotto finito. Un’analoga disposizione si applica anche ai prodotti della pesca e ai prodotti preparati della pesca interi o sottoforma di tagli, fette, porzioni e filetti.

SOSTITUZIONE INGREDIENTI NORMALMENTE ATTESI

Per gli alimenti che contengono ingredienti sostitutivi diversi da quelli che il consumatore si attende, gli ingredienti sostitutivi devono essere resi ben visibili a fianco del nome del prodotto, in caratteri simili a quelle del nome legale dell'alimento (es. se al posto di cacao si usa burro di arachidi).

INSACCATI

Per i salumi insaccati va indicato chiaramente se il budello non è commestibile.

CAFFEINA

Nelle bevande ed "energy drinks" contenenti un tenore di caffeina superiore ai 150 mg/l va riportata in etichetta la scritta "Tenore elevato di caffeina" con l'aggiunta (nello stesso campo visivo) dell'avvertenza: "Non raccomandato per bambini e donne in gravidanza o nel periodo di allattamento".

VENDITE VIA WEB

Un’altra novità riguarda per la prima volta la vendita di alimenti sul web. I consumatori dovranno disporre di tutte le informazioni obbligatorie per legge (come nome dell'alimento, lista ingredienti, allergeni, quantità netta, ecc.) prima della conclusione dell'acquisto, ad eccezione della data di scadenza o simili, che invece potranno essere fornite insieme alla consegna

dell'alimento.

PRODOTTI ESENTATI

Esistono alcune tipologie di prodotti esonerati dagli obblighi di etichettatura nutrizionale che abbiamo sin qui descritto. Si tratta dei prodotti ortofrutticoli freschi, le farine, le acque, aromi, spezie, erbe, dolcificanti, gomme da masticare, integratori alimentari, ecc.

Sono altresì esclusi dall’obbligo di etichetta nutrizionale i prodotti preincartati (gli alimenti porzionati dai reparti interni del supermercato, per intenderci) e quelli contenuti in confezioni piccole, con superficie inferiore ai 25 centimetri quadrati.

 

Coop: Temi su cui siamo da anni 

E SULLE MATERIE PRIME DICIAMO TUTTO

“Per quanto riguarda il mondo dei prodotti a marchio Coop, le modifiche e i vincoli introdotti dal regolamento europeo sull’etichettatura, che pur riteniamo segnino un passo avanti per l’insieme del mercato, non rappresentano per noi una novità. Si tratta di cose che già facevamo e di informazioni che erano presenti sui nostri prodotti, dalla tabella nutrizionale alle indicazioni sul tipo di oli e grassi utilizzati oppure sulla presenza di potenziali allergeni. Certo il regolamento Ue contiene precisazioni, specifiche tecniche, ma nel merito dei contenuti importanti per il consumatore la sostanza è quella che ho detto. E ovviamente su aspetti del regolamento che stanno giustamente suscitando critiche, come l’indicazione dello stabilimento di produzione, che ora diventa facoltativa, noi continueremo a indicarla in una forma completa e trasparente”. Parola di Domenico Brisigotti, direttore del prodotto a marchio di Coop Italia.

Ma nel ragionamento di Brisigotti e nell’impegno di Coop c’è molto di più di quanto non sia presente nelle normative attuali: “Per noi la trasparenza è un aspetto fondamentale. Dare informazioni complete, chiare e il più possibile esaustive ai consumatori è un impegno su cui lavoriamo da anni. Per questo, anche alla luce del fatto che l’etichetta è uno spazio limitato che non può contenere fisicamente più di tante indicazioni, pena il diventare qualcosa di illeggibile, noi abbiamo portato avanti, già dal 2013, un impegno che ci mette all’avanguardia, grazie anche alle possibilità offerte dal Web e da Internet cui un numero sempre più alto di consumatori ha accesso costante. Alludo al nostro progetto sulle origini (www.cooporigini.it). Si tratta di un sito attraverso il quale tutti possono andare a scoprire, prodotto per prodotto (ne abbiamo inseriti più di 1.400), da dove vengono i suoi ingredienti principali. Basta inserire il nome o il suo codice Ean e si ha la risposta. Siamo stati i primi in Europa a fare una cosa del genere e ritengo davvero sia un passo avanti importante perché certo è importante sapere, come ci deve dire l’etichetta, dov’è lo stabilimento e chi è responsabile della produzione, ma la cosa fondamentale è sapere quali sono gli ingredienti e da dove vengono”.

 

“Le norme sulle etichette? Un topolino con alcune virtù” 

Intervista a Dario Dongo: "Alcuni passi avanti ci sono stati, come per gli oli vegetali, ma c'è ancora troppa confusione tra le legislazioni dei diversi paesi membri. E per tutelare il made in Italy serve molto di più".

A Dario Dongo, docente universitario, fondatore di www.greatitalianfoodtrade.it (portale in 8 lingue dedicato a promuovere la cultura alimentare italiana nel mondo) e autore dell'ebook “L'Etichetta” (disponibile su www.ilfattoalimentare.it), abbiamo chiesto un giudizio generale sulla nuova normativa europea relativa alle etichette.

"L'elefante ha partorito un topolino - esordisce Dongo - nel senso che, dopo dieci anni di lavori preparatori, il legislatore europeo non è stato in grado di andare oltre una lieve revisione della precedente 'direttiva etichettatura' e di quella relativa all'etichettatura nutrizionale. Il topolino ha comunque alcune virtù: anzitutto è definita un'altezza minima dei caratteri delle informazioni obbligatorie in etichetta, così non avremo più bisogno della lente d'ingrandimento per fare la spesa; viene finalmente fatta luce sulla natura specifica degli oli e grassi vegetali utilizzati. Si svela perciò il diffuso utilizzo di palma contro il quale abbiamo lanciato una petizione su Change.org (il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade) che in meno di due mesi ha raccolto centomila firme. Vale la pena aggiungere, al proposito, che Coop Italia è stato il primo gruppo a rispondere al nostro appello verso la riformulazione dei prodotti, in ottica di sostenibilità e salute. Infine, ma non da ultimo, sono stati fatti alcuni passi avanti sul fronte dell'indicazione d'origine. Così, a partire dal 1° aprile 2015 avremo anche la possibilità di conoscere l'origine (Paese di nascita, allevamento e macellazione) delle carni di origine suina, avicola, ovina e caprina".

Quali sono i punti critici su cui lavorare per migliorare la normativa attuale?

Bisogna anzitutto riordinare il sistema europeo delle regole, affollato di normative di settore che spesso si sovrappongono a quelle generali. Ci troviamo perciò in un vero ginepraio la cui conoscenza e comprensione da parte dei consumatori, ma anche delle autorità di controllo e degli operatori di settore, è a dir poco problematica. Per le stesse ragioni, bisogna mettere un freno alla legislazione concorrente dei Paesi membri, i quali grazie al nuovo regolamento possono liberamente aggiungere notizie obbligatorie in etichetta, col duplice effetto di complicare la vita alle piccole imprese e confondere i consumatori. Un esempio per tutti, i simboli nutrizionali in Nord Europa: Svezia, Finlandia Norvegia e Danimarca applicano una "serratura verde" su prodotti che rispondano a determinate caratteristiche, l'Olanda usa invece un simbolo dalla forma di "smile" sulla base di criteri diversi, il Regno Unito i semaforini in ragione di algoritmi ulteriori. Se questo è il Mercato interno, siamo fritti!

Anche alla luce dell'evoluzione tecnologica come sarà l'etichetta del futuro?

C'è da sperare che almeno parte delle informazioni potrà venire trasferita su un "databar" leggibile con strumenti ottici disponibili a scaffale, come già avviene da Ikea su alcune merci non alimentari, ovvero con smartphone. Ciò faciliterebbe la lettura delle notizie davvero essenziali - come la denominazione di vendita, la lista ingredienti, il termine di durabilità, la quantità - e perciò semplificherebbe la vita ai consumatori che non abbiano voglia di perdersi tra mille diciture. Gli standard internazionali sono già avanti e l'Italia è uno dei pionieri in tal senso, grazie a GS1-Italy (Indicod-ECR) che lo scorso anno ha soffiato la 40a candelina sul codice a barre. A livello normativo le premesse ci sono, basterebbe decidere di darvi applicazione con un provvedimento della Commissione europea in accordo con gli Stati membri.

Quanto e come i consumatori davvero leggono le etichette?

Posso soltanto esprimere una sensazione personale che trae spunto dai feedback dei nostri lettori, e dai rapporti con le associazioni dei consumatori. L'impressione è quella che l'attenzione dei consumatori italiani verso le etichette alimentari, e in particolare verso la lista degli ingredienti, sia effettivamente aumentata nel corso degli ultimi anni. Un segno positivo nella direzione del consumo consapevole.

L'etichetta in che misura serve a tutelare il made in Italy?

Purtroppo la nuova etichetta non tutela per nulla il made in Italy, anzi lo confonde deliberatamente con il 'Made wherever'. Il governo italiano infatti ha fatto decadere la norma nazionale che già dal 1992 aveva prescritto l'indicazione della sede dello stabilimento sulle etichette dei prodotti italiani. Un vero peccato, anzi peggio.

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